Debutta in prima assoluta “Orgia” di Pier Paolo Pasolini, in scena a Bologna.
Orgia di Pier Paolo Pasolini debutta in prima assoluta a Bologna. Lo spettacolo è la quinta produzione di ERT, parte del progetto Come devi immaginarmi dedicato a Pier Paolo Pasolini, ideato dal direttore Valter Malosti insieme al critico d’arte, scrittore e accademico Giovanni Agosti.
A portare in scena l’opera in versi del poeta bolognese sono due talentuosi attori, Federica Rosellini e Gabriele Portoghese: le parole di Pasolini, nella voce di due giovani e già affermati interpreti, risultano nuove e sorprendenti, restituendo la forza visionaria di questa opera in versi ma anche la sua concretezza.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
Orgia: l’eterno conflitto dei sessi, l’eterno sadomasochismo del potere
Orgia è una tragedia in versi costituita da un prologo e sei episodi, composta nel 1966 da Pasolini, unica con la regia dello stesso autore. Fu messa in scena per la prima volta nel 1968 a Torino, interpretata dall’attrice e musa pasoliniana Laura Betti nel ruolo della Donna e da Luigi Mezzanotte nel ruolo di Uomo, e pubblicata solo postuma da Garzanti.
Nel giorno di Pasqua, un Uomo e una Donna, coniugi di mezza età appartenenti alla ricca borghesia cittadina, chiusi nella loro camera, si preparano a consumare un rapporto di estremo sadomasochismo: si torturano a vicenda come in un sacrificio rituale, corporale e sessuale.
Il sadomasochismo è la pratica attraverso la quale il marito si procura piacere infliggendo alla moglie sofferenze fisiche, torture e umiliazioni.
Poema contro la Coscienza e il Buon senso, apoteosi della Morte liberatoria, che ci libera dal Potere, Orgia è un piano sequenziale nel quale ognuno è mezzo delle voglie e dei desideri dell’altro e mezzo della morte dell’altro. Il Potere come Pulsione di Morte, che la Coscienza nasconde, domina l’insieme. “Insegnandoci a non parlare, ecco cosa hanno fatto di noi” scrive Pasolini.
Un testo che parla la lingua della carne, dei sogni e delle pulsioni
Orgia è un testo che parla la lingua della carne e del corpo, di corpi penetrati, seviziati, uccisi.
Il potere è l’accettazione di un ordine, di cui l’appartenenza di classe è espressione, che soltanto la violenza, con i suoi segni inconfondibili, riesce a sconvolgere. Il potere che annulla la diversità, che esige la sottomissione a tutte le regole del gioco, non può cancellare però i segni del corpo.
Orgia è un’opera borghese, perché il teatro è borghese nel genere dramma, ma al tempo stesso Orgia è radicalmente antiborghese, contraria alla morale - ciò che in un certo senso allontana, “respinge” la morale sono i sogni, di cui è intrisa l’opera. Il teatro ha una sua morale, ogni genere di teatro; non il teatro di Pasolini, che è teatro di sogni e di pulsioni.
Pasolini elabora un nuovo concetto di realtà basato sull’erotismo che viene identificato nei termini di un’estasi potenzialmente traumatica. All’opera di dissacrazione messa in atto dal nuovo Potere, Pasolini oppone la realtà del corpo e l’energia che questo sprigiona sulla scena con la sua materialità, il suo farsi e disfarsi. Il sesso offre allo scrittore il pretesto per manipolare la realtà.
Dice il protagonista di Orgia: “Dov’è la più verità? In ciò che dicono questi segni di sangue/o in ciò che dice questo segno di seta?/ I primi dicono ciò che noi desideriamo, i secondi ciò che noi accettiamo”.
Lo sguardo di una nuova generazione
Nell'estate del 2021 Portoghese e Rosellini, durante una residenza nel Centro Teatrale di Santacristina, sollecitati da Valter Malosti, si avventurano in una lettura di tutta la pièce di Pasolini, in una dimensione di gioco e iniziano a lavorarci sopra, sperimentando il piacere e la curiosità per questo testo.
Federica Rosellini e Gabriele Portoghese conducono una loro personale ricerca sullo spettacolo, che prosegue idealmente il lavoro di ricerca che ha preso avvio al Centro Teatrale Santacristina.
Scrivono i due attori: "Si comincia. Gabriele viene di nuovo investito dall'effetto Messer, con tutto il suo straniamento: un'ironia crudele su una partitura dolorosa. Federica si ritrova a cercare “il limite del tempo” nella profondità liquida di quelle acque che la riportano a casa: una consolazione dolce in un’insonnia in cui i sogni sono dei déjà vu".
Lo sguardo dei due attori è quello di una nuova gioventù che cerca di fornire una risposta all’attualità eterna ed inesauribile della lezione etica e politica di Pasolini, che ha segnato più di una generazione e più di un'epoca.